Da Giovanni Boccaccio Uno scrittore importante come Giovanni Boccaccio (1313-1373) in una delle sue opere “Mulieribus claris” elogia questa donna. Si riporta qui appresso la pagina del Boccaccio B I B L I O T H E C A A U G U S T A N A
Ioannes Boccaccio D e m u l i e r i b u s c l a r i s
XCVII.
Proba, facto et nomine, literarum notitia memoratu dignissima fuit
femina; et cum eius ignoretur nobilitas et origo, placet non nullis
- et ex coniectura, credo - eam fuisse romanam. Alii vero clarissimi
viri asserunt eam ex oppido Orti oriundam et cuiusdam Adelphi
coniugem et cristianam religione.
(traduzione del Sig. R. P.)
Proba, di nome e di fatto, come ricordano notizie ricavate da lettere, fu una donna degnissima e pur non conoscendone l’origine e la nobiltà, credo per pensiero unanime, piace considerarla di origine romana. In verità altri uomini di specchiata fama asseriscono che la sua origine fu nella città di Orte e sposa di un certo Adelfo di religione cristiana. Costei, dunque, da qualunque maestro sia stata educata, si distinse (risaltò il suo grande valore, nelle arti letterarie. Talmente vero tra gli altri suoi studi si dimostrò, in particolare, con lo studio delle opere virgiliani e furono da lei comprese così appieno da sembrare vissuta nello stesso periodo del grande poeta. Dopodichè ancora, si può dire, si fa fatica a credere che potesse anche tradurre in versi con stile semplice e spedito tutta l’opera del vecchio e nuovo Testamento aumenta certo l’ammirazione e sublime considerazione (per lei) il fatto che tutto sia scaturito dal cervello di una donna ma suscita ancora più ammirazione per la perfezione dell’esecuzione. Dunque traducendo l’opera conforme (nello spirito) al concetto religioso utilizzando la metrica virgiliana sia nella versione del vecchio e nuovo Testamento in modo così simile al grande poeta che l’uomo poco coltoè quasi indotto a credere che l’evangelista e il poeta siano la stessa persona. Avremmo voluto che queste sue opere ci fossero pervenute integre non soltanto notizie: la qual cosa provoca dolore anche negli uomini del nostro tempo. Volle inoltre l’egregia donna che il lavoro fatto sui vari testi fosse chiamato Centone (cioè Antologia). E quanto più riteniamo cosa degna di ricordare in perpetuo tanto meno crediamo che il celebre ingegno di questa donna sia esaurito con tanto lavoro anzi al contrario, credo, abbia continuato e il suo mirabile lavoro per poter essere ricordato ancora fino ai nostri giorni; non possiamo saperlo per la pigrizia degli emanuensi che, come già detto, non ha permesso che arrivasse fino ai nostri giorni, fino a noi. Se quanto sopra è vero torna a sua gloria maggiore l’aver dato nuovo impulso alle lettere greche e latine. Ma di questo vi prego ora che cosa più desiderabile aver udito che una donna abbia tradotto con metrica mirabile i versi di Virgilio e di Omero e abbia scelto le cose più edotte delle loro opere? Sarebbe stato abbastanza per questa donna se consideriamo quali erano le cose di cui si occupavano in genere ago, conocchia e telaio se avesse voluto soltanto adempiere ai suoi compiti (come donna), ma con quanto zelo invece si sia dedicata ai testi sacri scrollandosi di dosso tutti gli altri impedimenti per elevarsi verso l’eterno ricordo. Voglia il cielo che tutti onorino e volgano il pensiero a questa donna con animo grato e ben disposto, anche coloro che passano il tempo, dalla mattina alla sera, a ciarlare e blaterare raccontandosi cose private. Per Polluce, quanta differenza tra questa donna degna d’onore che sarà ricordata anche dopo la morte.”
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